Meteo e fenomeni estremi: piogge sempre più violente, perché accadono e cosa possiamo aspettarci

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Meteo e fenomeni estremi: piogge sempre più violente, perché accadono e cosa possiamo aspettarci

Negli ultimi anni, i fenomeni meteo estremi sono diventati sempre più frequenti e devastanti, non solo per la loro intensità, ma anche per la regolarità con cui si ripresentano. Si tratta di eventi atmosferici fuori scala, che superano i valori tipici del nostro clima e, in molti casi, anche i record storici documentati. Il tempo meteorologico non è più quello di una volta: la normalità climatica si sta ridefinendo su nuove basi, più estreme, più veloci, più pericolose.

 

Piogge torrenziali e alluvioni: la nuova normalità meteo

Tra i fenomeni più inquietanti vi sono le precipitazioni estreme, spesso accompagnate da temporali violenti, grandinate anomale e nubifragi che, nel giro di poche ore, possono scaricare quantità d’acqua equivalenti a mesi di pioggia. È questo il caso, ad esempio, del recente evento in Piemonte, dove in meno di tre giorni sono caduti oltre 500 mm di pioggia, una quantità pari a un terzo dell’intera media annuale.

Una tale intensità pluviometrica non è compatibile con la capacità di smaltimento dei corsi d’acqua naturali, per quanto ben gestiti essi siano. Anche il miglior sistema idraulico non può reggere l’urto di un tale carico idrico in così poco tempo. Eppure, questi eventi non sono più eccezionali: stanno diventando ricorrenti.

 

Le cause dell’intensificazione dei fenomeni meteo estremi

La domanda che molti si pongono è: perché questi eventi stanno diventando sempre più violenti? La risposta è scientifica e ben documentata. Con l’aumento delle temperature globali, cresce anche la quantità di vapore acqueo presente nell’atmosfera. Aria più calda trattiene più umidità, e più umidità significa maggior potenziale di precipitazione.

Quando una perturbazione si attiva, l’energia a disposizione è quindi molto più elevata rispetto al passato. Il risultato è che le piogge risultano più abbondanti, concentrate in spazi temporali ristretti e spesso localizzate in aree urbane o fragili, generando alluvioni lampo e danni enormi.

La concentrazione energetica dei fenomeni atmosferici è direttamente collegata al riscaldamento climatico in atto, rendendo le nostre estati più instabili, le primavere più violente e persino gli autunni più imprevedibili dal punto di vista meteo.

 

È colpa solo delle infrastrutture?

Spesso, quando si verificano allagamenti o esondazioni, si tende ad attribuire la responsabilità a infrastrutture vetuste, fiumi non dragati, urbanizzazione incontrollata. Certamente, questi fattori aggravano la situazione. Ma non possono essere l’unica causa.

Come dimostra l’evento piemontese citato in precedenza, nessun sistema di contenimento è progettato per reggere mezzo metro d’acqua in 48 ore. È quindi fuorviante pensare che tutto dipenda dalla manutenzione del territorio: serve anche una nuova cultura meteorologica, capace di anticipare i rischi e di progettare su scenari futuri, non più su dati storici ormai obsoleti.

 

Cosa si può fare?

La risposta più sincera è: poco, se non si agisce su larga scala e con tempestività. Servirebbero interventi strutturali massivi, come vasche di laminazione, adeguamento del reticolo fluviale, nuovi modelli urbanistici drenanti e un rinnovamento completo delle infrastrutture. Ma c’è un problema: anche una volta realizzati, questi interventi rischiano di essere già obsoleti di fronte alla rapidità del cambiamento climatico.

La vera sfida è quella di anticipare l’evoluzione meteo, lavorare su strategie di adattamento dinamiche, in grado di rispondere a un clima in continua mutazione. Non è un lavoro semplice né economico, ma è l’unico possibile.

 

Il futuro: più caldo, più vapore, più pioggia estrema

Il clima più caldo comporta inevitabilmente un meteo più carico di energia. Ogni grado in più di temperatura significa maggior capacità dell’atmosfera di trattenere umidità, e dunque maggior potenziale di precipitazione estrema.

Nel futuro prossimo, ci aspettiamo un aumento delle “bombe d’acqua”, delle piogge torrenziali localizzate, e dei temporali autorigeneranti, capaci di colpire ripetutamente la stessa area per ore o giorni. Un fenomeno già osservato più volte in Liguria, Toscana, Emilia-Romagna e Campania.

 

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