La storia geologica di Tenerife, cuore vulcanico delle Isole Canarie, al largo della costa occidentale dell’Africa, è profondamente intrecciata con la presenza dominante del vulcano Teide. Con i suoi 3.718 metri di altitudine, il Teide non solo domina il paesaggio insulare, ma rappresenta anche un centro di ricerca attivo e una meta turistica d’eccezione. Considerato il terzo vulcano più alto del pianeta se misurato dalla base oceanica, questo colosso geologico continua a essere monitorato con estrema attenzione, nonostante la sua ultima eruzione risalga al 1909.
Dinamiche vulcaniche: la sorveglianza costante del Teide
L’attività vulcanica del Teide, seppur silente da oltre un secolo, non è mai stata considerata conclusa. Gli esperti analizzano con regolarità le variazioni sismiche, i cambiamenti termici e i movimenti del suolo, nella speranza di anticipare ogni segnale precursore di nuove eruzioni vulcaniche. Questo impegno rientra in un più ampio sistema di monitoraggio vulcanico, che coinvolge strumenti come reti GPS, stazioni termiche e rilevatori di gas.
La caldera di Las Cañadas: un anfiteatro vulcanico modellato dal tempo
Uno degli elementi più spettacolari dell’architettura geologica di Tenerife è la caldera di Las Cañadas, una vasta depressione formatasi a seguito di un colossale collasso strutturale. Questo evento, avvenuto migliaia di anni fa, ha generato una conca di circa 17 chilometri di diametro, segno tangibile di un’antica eruzione catastrofica. A differenza dei crateri tradizionali, le caldere rappresentano vere e proprie fratture del suolo, nate dal cedimento della sommità del vulcano dopo lo svuotamento della sua camera magmatica.
La ricostruzione dell’edificio vulcanico
Dopo il crollo, il sistema vulcanico non si è spento, ma ha iniziato lentamente a ricostruirsi, dando vita al Teide moderno, che s’innalza proprio all’interno della caldera originaria. Questo processo di riedificazione è durato secoli e ha modellato il paesaggio che oggi conosciamo, con pareti ripide che circondano un cono vulcanico centrale in continua evoluzione.
La natura esplosiva delle eruzioni
La pericolosità del Teide non è solo legata alla sua altezza o alla sua posizione strategica, ma soprattutto al carattere esplosivo che alcune sue eruzioni hanno mostrato nel corso della storia. Sebbene molte siano state di tipo effusivo, con colate laviche lente e relativamente gestibili, altre manifestazioni hanno incluso freato-magnetismo, esplosioni e nubi piroclastiche, capaci di rappresentare un rischio significativo per la popolazione e l’ambiente.
Accumuli lavici e piroclastici: la caldera come archivio naturale
L’interno della caldera di Las Cañadas è divenuto un immenso bacino di sedimentazione vulcanica, dove si sono stratificati nel tempo numerosi flussi di lava e depositi piroclastici. Questi strati raccontano la lunga e complessa evoluzione eruttiva dell’isola, diventando oggetto di studio grazie a carotaggi, datazioni radiometriche e rilievi sul campo, strumenti fondamentali per delineare scenari futuri.
Il ruolo del magma
Studi recenti hanno confermato che la risalita di magma fresco può alterare profondamente la stabilità del vulcano, accelerando il ciclo eruttivo. I ricercatori monitorano con attenzione ogni anomalia sismica, deformazione del terreno e modificazione nei gas fumarolici, come la concentrazione di anidride carbonica, al fine di individuare eventuali precursori di una ripresa dell’attività.
Il Teide nella storia: eruzioni note e impatto territoriale
Tra gli eventi storici più significativi si ricordano l’eruzione di Boca Cangrejo nel 1492, quella di Arenas Negras nel 1706, che colpì duramente la zona nord-occidentale di Tenerife, e infine quella di Chinyero del 1909, con fuoriuscite laviche contenute ma comunque degne di nota. Queste eruzioni, seppur distanziate nel tempo, mostrano la ciclicità e la vivacità del sistema magmatico.
Scenari eruttivi futuri
Le simulazioni computerizzate basate su parametri come la viscosità del magma, la pressione interna e la quantità di gas disciolti, indicano che, pur escludendo eventi catastrofici a breve termine, esiste una concreta possibilità di eruzioni moderate nei prossimi decenni. Le correnti atmosferiche vengono anch’esse considerate, soprattutto per prevedere la dispersione delle ceneri vulcaniche, che potrebbero condizionare anche lo spazio aereo internazionale.
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