Come rallentare l’invecchiamento del cervello?

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Come rallentare l’invecchiamento del cervello?

Nel corso degli anni il cervello può invecchiare più rapidamente rispetto all’età anagrafica, generando disturbi cognitivi anche in assenza di segnali evidenti. A partire dai 40 anni, molte persone iniziano a sperimentare cali di memoria, difficoltà di attenzione e una sensazione diffusa di confusione mentale. Tuttavia, la ricerca scientifica attuale dimostra che questo processo non è irreversibile: è possibile preservare la giovinezza cerebrale adottando abitudini mirate.

 

Il cervello inizia a restringersi già dai 30 anni
Le risonanze magnetiche cerebrali (MRI) hanno mostrato che, già intorno ai 30 anni, ha inizio un lento assottigliamento della massa cerebrale. Questo cambiamento è legato a una progressiva atrofia delle cellule nervose e delle connessioni sinaptiche. Attraverso l’analisi di migliaia di immagini MRI, i neuroscienziati sono oggi in grado di stimare l’età biologica del cervello, individuando differenze anche significative rispetto all’età reale del soggetto.

 

I geni che fanno invecchiare prima la mente
Un ruolo determinante è giocato anche dalla genetica. Studi recenti hanno identificato sette varianti geniche che sembrano accelerare l’invecchiamento del cervello. Le proteine prodotte da questi geni, analizzate in una ricerca condotta su larga scala, hanno mostrato che circa il 20% della popolazione presenta un cervello biologicamente più vecchio rispetto alla propria età cronologica. Chi presenta questo invecchiamento precoce risulta più vulnerabile a patologie come la demenza senile.

 

Cinque forme di invecchiamento cerebrale diverse tra loro
Secondo un team di ricerca dell’Università della Pennsylvania, non tutti i cervelli invecchiano allo stesso modo. Sono stati identificati cinque profili principali di declino cognitivo, ognuno legato a una diversa combinazione di abitudini quotidiane e predisposizioni genetiche. Tra i fattori di rischio figurano il fumo, il consumo di alcol, l’eccesso di sale, formaggi stagionati e caffè, tutti associati a schemi cerebrali collegati a patologie neurodegenerative. Al contrario, il consumo regolare di tè e cereali integrali sembra ridurre la probabilità di un invecchiamento cerebrale anticipato.

 

Conoscere l’età del cervello per prevenirne il declino
È proprio il desiderio di comprendere e controllare questo processo che ha spinto la neuroscienziata Christin Glorioso a fondare NeuroAge Therapeutics, una realtà specializzata nella valutazione dell’età cerebrale tramite risonanze magnetiche, esami genetici, analisi cognitive e test del sangue. La stessa Glorioso ha scoperto di essere portatrice dell’allele APOE4, legato a un rischio aumentato di Alzheimer. Tuttavia, i suoi studi dimostrano che avere un cervello biologicamente più giovane di almeno cinque anni rispetto alla propria età può neutralizzare questo tipo di vulnerabilità genetica.

 

Benessere: come lo stile di vita può rigenerare il cervello
Uno degli indizi più promettenti arriva dall’analisi delle ipointensità della sostanza bianca, aree cerebrali danneggiate che si riscontrano spesso in soggetti affetti da ictus o demenza senile. Queste zone possono ridursi visibilmente attraverso una routine salutare. Sebbene il costo dei test approfonditi sia elevato (circa 3194 dollari), sono disponibili strumenti online che propongono una stima approssimativa dell’età mentale, pur con limitata affidabilità scientifica.

 

Integratori e dieta per un cervello in salute
Anche senza conoscere con precisione l’età biologica del proprio cervello, è possibile intervenire con la nutrizione. Alcuni studi clinici dimostrano che le mutazioni genetiche legate al declino cerebrale possono essere mitigate con specifici nutrienti e integratori. Tra questi spiccano la vitamina D, fondamentale per proteggere le cellule nervose, e gli omega-3, che combattono le infiammazioni cerebrali e aiutano a eliminare le placche tossiche beta-amiloidi, implicate nell’Alzheimer.

 

Allenare la mente per mantenerla giovane
L’apprendimento continuo, la pratica del bilinguismo e una vita sociale attiva sono fattori determinanti per rafforzare la cosiddetta riserva cognitiva, ovvero la capacità del cervello di resistere ai danni dell’età. La neuroscienziata Ellen Bialystok, dell’Università di Toronto, sottolinea come le attività impegnative per la mente siano anche quelle più salutari dal punto di vista neurologico.

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