Split del Vortice Polare: GELO sì, ma dove

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Split del Vortice Polare: GELO sì, ma dove

Nel mondo della meteorologia, il termine Split del Vortice Polare descrive un evento atmosferico di enorme rilevanza. Si tratta di un fenomeno che si verifica nella stratosfera, intorno ai 15 km di quota, e interessa le regioni polari.

Quando il Vortice Polare è stabile e compatto, riesce a confinare le masse d’aria gelida nelle zone artiche, impedendo la loro discesa verso latitudini più meridionali. Durante l’inverno attuale, questa configurazione ha limitato le irruzioni fredde sull’Italia, con episodi nevosi sporadici, come quelli registrati nei giorni scorsi in Piemonte e lungo il versante adriatico alla Vigilia di Natale.

Tuttavia, nelle prossime settimane, il quadro meteo potrebbe subire un cambiamento radicale.

Il ruolo dello Stratwarming e il rischio di un indebolimento del Vortice Polare

Il Vortice Polare non è sempre stabile e può attraversare fasi di indebolimento causate da diversi fattori atmosferici. Uno degli eventi più significativi è lo Stratwarming, un riscaldamento improvviso della stratosfera che può determinare un aumento della temperatura in quota anche di 50-60°C.

Sebbene questo riscaldamento non riguardi direttamente il suolo, ha un impatto determinante sulla circolazione atmosferica, poiché tende a destabilizzare il Vortice Polare, favorendone la disgregazione.

Frammentazione del Vortice Polare: quali conseguenze per l’Europa?

Quando il Vortice Polare entra in una fase di forte instabilità, può deformarsi al punto da suddividersi in più nuclei distinti. Questo fenomeno, noto come Split del Vortice Polare, separa la massa fredda in almeno due porzioni, permettendo all’aria gelida di scendere fino alle medie latitudini.

Se questa dinamica si confermerà, masse d’aria di origine siberiana potrebbero riversarsi sull’Europa, determinando un crollo termico e possibili nevicate a quote basse.

Italia nella morsa del gelo? I possibili scenari

Le attuali proiezioni indicano che la massa d’aria gelida potrebbe seguire una traiettoria prevalentemente orientale, colpendo con maggiore intensità la Scandinavia, l’Europa dell’Est e i Balcani.

Tuttavia, alcuni scenari prevedono un’espansione del freddo anche sull’Italia, con dinamiche simili a quelle del febbraio 2018, quando città come Roma e Napoli furono imbiancate dalla neve, mentre la Pianura Padana sperimentò temperature glaciali fino ai primi giorni di marzo.

Le date più critiche, secondo le attuali tendenze meteo, sembrano situarsi tra domenica 16 e giovedì 20 febbraio, periodo in cui l’Italia potrebbe trovarsi esposta a un’ondata di freddo intenso.

Sarà un febbraio come il 2018? Le prospettive per l’Italia

Sebbene sia ancora prematuro stabilire con certezza la traiettoria delle masse d’aria gelida, un nuovo Split del Vortice Polare potrebbe favorire l’arrivo di un periodo rigido e nevoso su diverse aree del continente.

Gli ultimi aggiornamenti modellistici suggeriscono che un periodo con temperature sotto la media sia sempre più probabile, ma resta da definire quali zone verranno colpite in modo più diretto.

Se il freddo riuscisse a spingersi verso l’Italia, potremmo assistere a un raffreddamento generalizzato, con possibilità di nevicate fino a bassa quota su alcune regioni, specialmente lungo il versante adriatico.

Nessun anticiclone all’orizzonte: l’inverno continua

Nei prossimi giorni sarà fondamentale monitorare gli aggiornamenti dei modelli previsionali per comprendere meglio la reale portata dell’evento. Anche piccole variazioni nella configurazione atmosferica potrebbero influenzare sensibilmente la distribuzione del freddo.

Al momento, non si intravedono segnali di un anticiclone stabile capace di riportare condizioni più miti e asciutte. Al contrario, l’inverno sembra intenzionato a mostrare ancora il suo volto più rigido, con il rischio di un finale di febbraio caratterizzato da gelo e neve su diverse parti dell’Italia.

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