L’evoluzione meteo per la seconda metà di febbraio resta ancora incerta, con i principali modelli previsionali che faticano a delineare un quadro definitivo per la terza decade del mese. Tuttavia, cresce il consenso sulla possibile espansione del freddo artico verso l’Europa, con effetti che potrebbero coinvolgere anche l’Italia.
L’elemento chiave di questa dinamica è l’interazione tra due forze opposte: da una parte, il flusso umido e mite atlantico, dall’altra, un vero e proprio fiume di aria gelida artica in discesa verso le medie latitudini.
Alta pressione sul Polo Nord: il Vortice Polare si sgretola
Alla base di questo scenario complesso troviamo un fenomeno di grande rilievo che si sta verificando sul Circolo Polare Artico. Intorno alla metà del mese, un’alta pressione in forte espansione sul Polo Nord andrà a disgregare il Vortice Polare, dispersando nuclei di aria gelida in varie zone dell’emisfero settentrionale.
Due di questi nuclei freddi saranno particolarmente importanti per l’Europa e l’Atlantico:
- Uno si posizionerà in pieno Oceano Atlantico, condizionando la circolazione delle perturbazioni.
- L’altro si stabilizzerà sul settore euroasiatico, rappresentando una possibile fonte di aria gelida per l’Italia.
I modelli matematici non sono ancora in grado di definire con precisione l’intensità e la traiettoria di questi centri d’azione, rendendo incerto l’impatto sul Mediterraneo. Attualmente, la nostra Penisola si trova in una fase di stallo, con un equilibrio precario tra le correnti atlantiche più miti e il possibile afflusso di aria artica.
Indici AO e NAO: segnali di una possibile svolta invernale
Nonostante le incertezze dei modelli, alcuni indici climatici offrono segnali più chiari sulla possibile evoluzione della seconda metà di febbraio.
- AO (Arctic Oscillation): in forte calo, con valori compresi tra -4 e -5, segno di un Vortice Polare estremamente debole e incapace di trattenere il freddo artico alle alte latitudini.
- NAO (North Atlantic Oscillation): in fase neutra o leggermente negativa, il che potrebbe ridurre l’influenza del flusso atlantico sul settore meridionale europeo.
- PNA (Pacific-North American Pattern): mediamente positivo, con tendenza alla neutralità, favorendo un maggiore afflusso freddo nel settore mediterraneo.
Questa combinazione potrebbe portare a un rafforzamento delle correnti gelide, con un impatto più marcato sulle regioni settentrionali e adriatiche.
Influenza della MJO: rischio di blocco anticiclonico e irruzione fredda
Un altro elemento da monitorare è l’andamento della Madden-Julian Oscillation (MJO), che regola la convezione tropicale nell’Oceano Indiano.
Le ultime simulazioni indicano un’attività crescente nelle fasi 7 e 8, tipicamente associate a:
- Espansione dell’anticiclone tra l’Atlantico e l’Europa occidentale.
- Aumento dell’instabilità atmosferica sul Mediterraneo.
Se questa tendenza dovesse consolidarsi, potrebbe verificarsi un blocco anticiclonico tra l’Atlantico e l’Europa occidentale, aprendo la strada a una possibile ondata di freddo diretta verso l’Italia nella terza decade del mese.
Quando potrebbe arrivare la svolta fredda?
Analizzando i vari parametri atmosferici, il periodo più critico per un possibile cambio di scenario si collocherebbe tra il 16 e il 17 febbraio, con una crescente possibilità di incursioni fredde nei giorni successivi, fino a fine mese.
Tuttavia, resta ancora da chiarire se il freddo artico riuscirà a dominare la scena o se assisteremo a un meteo più dinamico, caratterizzato da un’alternanza tra impulsi gelidi e richiami più miti atlantici.
L’evoluzione rimane aperta, ma il rischio di un colpo di coda invernale si fa sempre più concreto. I prossimi aggiornamenti saranno decisivi per confermare o meno l’arrivo di una fase gelida sull’Italia.
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