Il Vortice Polare, una vasta area di bassa pressione e aria gelida che si sviluppa sopra il Polo Nord nei mesi invernali, ha un ruolo fondamentale nel mantenere le masse d’aria fredda confinate alle alte latitudini. Tuttavia, in determinate condizioni, questa imponente struttura può subire un’alterazione nota come split del Vortice Polare, un evento che può scatenare drastici cambiamenti nel clima dell’emisfero settentrionale.
Split del Vortice Polare: cos’è e quali sono gli effetti sul meteo?
Lo split del Vortice Polare si verifica quando questa gigantesca area di bassa pressione si frammenta in due o più nuclei distinti, favorendo la discesa di aria gelida verso le medie latitudini. Questo fenomeno è spesso causato da un riscaldamento stratosferico improvviso (SSW), che determina un repentino aumento delle temperature nella stratosfera sopra il Polo Nord, indebolendo il vortice e permettendone la divisione.
Quando ciò accade, le ondate di gelo possono investire Europa, Nord America e Asia, con effetti che possono protrarsi per settimane. Uno degli esempi più noti è l’inverno del 2018, quando il famigerato “Burian”, il gelido vento siberiano, portò temperature polari e nevicate abbondanti fino alle coste del Mediterraneo.
Febbraio 2025: Vortice Polare ancora compatto, ma attenzione ai segnali di indebolimento
Le attuali analisi meteo mostrano un Vortice Polare ancora compatto, il che suggerisce un inverno meno dinamico rispetto agli anni caratterizzati da forti eventi di split. Tuttavia, alcuni modelli atmosferici intravedono la possibilità di un indebolimento della struttura nella seconda metà di febbraio, il che potrebbe aprire le porte a una fase più instabile e fredda per l’Europa.
Se questa tendenza venisse confermata, il continente europeo potrebbe essere investito da un’ondata di freddo intenso, con temperature ben al di sotto delle medie stagionali e possibili nevicate fino a bassa quota su molte regioni.
Europa a rischio gelo: cosa potrebbe accadere se il Vortice Polare si dividesse?
Nel caso di una vera e propria disgregazione del Vortice Polare, i nuclei di aria artica potrebbero dirigersi verso il Vecchio Continente, colpendo in modo particolare l’Europa centrale, l’Europa orientale e il bacino del Mediterraneo. La traiettoria esatta delle masse d’aria fredda sarebbe determinante per stabilire l’intensità e la durata dell’ondata di gelo.
Se il lobo principale del vortice dovesse spostarsi verso l’Europa occidentale, si potrebbero verificare nevicate abbondanti fino a bassa quota e un calo drastico delle temperature.
Un altro effetto possibile sarebbe la formazione di bloccaggi atmosferici, ovvero la presenza di alte pressioni persistenti sull’Atlantico settentrionale, che impedirebbero il normale passaggio delle perturbazioni. Questo scenario favorirebbe correnti fredde da nord-est, con episodi di gelo prolungato e nevicate anche su zone normalmente meno esposte a fenomeni invernali intensi.
Rottura del Vortice Polare: ipotesi ancora incerta, ma da monitorare attentamente
Al momento, la prospettiva di un imminente split del Vortice Polare resta ancora incerta, ma la situazione potrebbe evolversi rapidamente. Un eventuale riscaldamento stratosferico improvviso nelle prossime settimane potrebbe destabilizzare il vortice, favorendo un cambio di scenario in grado di condizionare pesantemente l’ultima parte dell’inverno.
Gli aggiornamenti meteo dei prossimi giorni saranno cruciali per capire se il freddo estremo busserà alle porte dell’Europa o se la stagione invernale si avvierà verso la sua naturale conclusione senza particolari sorprese gelide.
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