Meteo: un INVERNO senza precedenti, gelo e neve senza confini

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Meteo: un INVERNO senza precedenti, gelo e neve senza confini

 

L’inverno 1955-56 è passato alla storia come uno degli eventi più straordinari e anomali mai registrati, segnando il clima di entrambe le metà del globo con condizioni di freddo intenso e nevicate eccezionali. Le ondate di gelo che colpirono sia l’emisfero boreale che quello australe alterarono gli equilibri meteorologici globali, rendendo questo periodo un caso unico nella storia della climatologia moderna.

Un’anomalia climatica su scala globale

La caratteristica principale di quell’inverno fu l’estensione geografica delle anomalie, che coinvolsero tanto l’inverno boreale quanto quello australe. Questo aspetto, senza precedenti per durata e intensità, spinse gli studiosi a indagare le cause di un fenomeno così vasto, che interessò persino regioni solitamente miti come i tropici e il Mediterraneo.

Le stagioni fredde, influenzate dall’inclinazione dell’asse terrestre, normalmente presentano differenze tra emisfero boreale e australe. Tuttavia, nell’inverno del 1955-56, il gelo non rispettò confini climatici o geografici, raggiungendo persino località tropicali e latitudini basse in entrambi gli emisferi.

Il gelo straordinario dell’inverno australe del 1955

Durante l’inverno australe del 1955, il freddo anomalo colpì duramente regioni come il Brasile, dove nevicate e temperature record segnarono un evento meteorologico indimenticabile.

A Curitiba e Porto Alegre, città brasiliane solitamente mitigate dal clima subtropicale, cadde la neve, un evento rarissimo per quelle latitudini. A San Paolo, metropoli situata sul Tropico del Capricorno, il termometro scese fino a -2,1 °C, una temperatura mai registrata prima né successivamente. Nonostante la posizione sopra gli 800 metri di altitudine, San Paolo difficilmente scende sotto i 10 °C, rendendo questo gelo un fenomeno eccezionale che sorprese l’intero Paese.

Anche altre regioni del Sud America, come l’Argentina e l’Uruguay, furono interessate da condizioni simili, contribuendo a definire il 1955 come un anno unico nella storia climatica dell’emisfero australe.

L’inverno boreale del 1956: gelo e neve senza confini

Nell’emisfero boreale, il 1956 fu altrettanto straordinario. L’Europa e l’America settentrionale furono attraversate da ondate di gelo che si spinsero oltre i consueti confini geografici, raggiungendo aree solitamente risparmiate da condizioni rigide.

Negli Stati Uniti, la California subì un’ondata di freddo che causò ingenti danni, mentre nei Caraibi si registrarono temperature eccezionalmente basse. A Porto Rico, il termometro scese fino a 16 °C, un valore mai registrato prima, mentre a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana, la temperatura toccò 11 °C, un record che sconvolse un’area situata ben al di sotto del 20° parallelo nord.

Gelo e neve in Europa

L’Europa visse uno degli inverni più rigidi del XX secolo. In Scandinavia e nell’Europa orientale, le temperature scesero fino a -40 °C, mentre fenomeni straordinari si verificarono in aree mediterranee e subtropicali.

  • A Lisbona, una nevicata il 12 febbraio 1956 imbiancò la città per l’ultima volta nel secolo.
  • Nel Mediterraneo, isole come Pantelleria e Lampedusa furono coperte dalla neve, un evento estremamente raro.
  • A Tripoli, in Libia, una nevicata straordinaria trasformò la città in un paesaggio innevato, un fenomeno documentato soltanto altre due volte nel corso del XX secolo (nel 1913 e nel 1915).

In Italia, l’inverno del 1956 fu segnato da freddo intenso e nevicate abbondanti. Gran parte del Paese, dalle Alpi al Centro-Sud, sperimentò temperature sotto la media e accumuli nevosi straordinari, lasciando un ricordo indelebile nella memoria collettiva.

Ultimi colpi di gelo nell’inverno australe del 1956

L’anomalia climatica del 1955-56 si concluse con un evento eccezionale nell’inverno australe. In Australia, la neve cadde a Geraldton, una città situata alla latitudine di 28,48° sud, segnando la nevicata più a bassa latitudine mai registrata nell’emisfero australe. Questo evento rappresenta una testimonianza ulteriore della portata globale di quell’inverno.

Quali furono le cause di un fenomeno così estremo?

Le ondate di gelo che colpiscono le medie latitudini sono spesso legate a fenomeni come il riscaldamento stratosferico improvviso (stratwarming) e l’indebolimento del vortice polare. Tuttavia, l’inverno del 1955-56 si distinse per la sua durata e per l’ampiezza geografica dell’anomalia, sollevando interrogativi tra gli scienziati.

  • Test nucleari: Una delle teorie più discusse riguarda i test nucleari condotti durante la Guerra Fredda. Alcuni climatologi ipotizzano che il rilascio di particelle nell’atmosfera abbia alterato temporaneamente la circolazione atmosferica, contribuendo ai cambiamenti climatici osservati.
  • Oscillazioni naturali: Altri studiosi sottolineano il ruolo delle oscillazioni climatiche naturali, come la NAO (Oscillazione Nord Atlantica) o l’ENSO (El Niño Southern Oscillation), sebbene non ci siano prove definitive di un loro coinvolgimento diretto in quell’inverno.

Un evento irripetibile nella storia del clima

L’inverno 1955-56 è rimasto un caso di studio fondamentale per climatologi e meteorologi, offrendo preziosi spunti per comprendere le dinamiche atmosferiche globali. Le condizioni estreme registrate in quel periodo hanno lasciato un’impronta indelebile nella memoria collettiva e rappresentano un riferimento per l’analisi di eventi climatici futuri.

Questo episodio dimostra quanto il clima terrestre sia capace di sorprendere, anche in aree che raramente sperimentano fenomeni meteorologici estremi. L’eredità del 1955-56 continua a influenzare la ricerca, ricordandoci la complessità e la potenza del sistema climatico globale.

 

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