L’inverno 2025 potrebbe finalmente mostrare il suo volto più interessante per l’arco alpino meridionale, dopo una lunga fase caratterizzata da scarse nevicate. Molte aree del versante sud-alpino, comprese le Dolomiti orientali, stanno attraversando una stagione invernale avara di precipitazioni nevose, con un innevamento al di sotto della media, anche a quote comprese tra i 1500 e i 1800 metri.
Cambiamenti previsti dal fine settimana
A partire da questo fine settimana, si prevede un deciso cambiamento meteorologico sull’intero versante sud delle Alpi. Il ritorno del maltempo è atteso in tre distinte fasi perturbate, che interesseranno la regione alpina fino alla fine del mese. La prima perturbazione dovrebbe giungere domenica 26 gennaio, seguita da una seconda tra lunedì 27 gennaio e martedì 28 gennaio, e infine da una terza ondata prevista per la fine di gennaio.
Questa sequenza di maltempo sarà favorita dall’abbassamento del flusso zonale atlantico, un elemento che permetterà l’ingresso di perturbazioni cariche di umidità. Tuttavia, esistono fattori critici legati alle temperature: queste si manterranno piuttosto miti, specialmente sulle Alpi orientali, dove la quota neve potrebbe salire oltre i 1500 metri durante alcune fasi, come nel caso di martedì 28 gennaio, prima di un previsto calo termico nel pomeriggio.
Prospettive di accumuli nevosi
La domanda che sorge spontanea è: quanta neve cadrà sulle Alpi meridionali? Nonostante la distanza temporale dai fenomeni previsti, le stime attuali forniscono indicazioni utili, pur con l’incognita di eventuali aggiornamenti dei modelli meteorologici nei prossimi giorni. Le previsioni si concentrano su accumuli nevosi stimati a quote superiori ai 1400/1500 metri, considerando le differenze microclimatiche tra le diverse aree alpine.
Accumuli previsti sul versante centro-occidentale
Per il settore alpino centro-occidentale, si stimano precipitazioni pluviometriche complessive comprese tra 50 e 120 mm, con accumuli nevosi di rilievo nelle aree alpine della Lombardia, dove oltre i 1500 metri si potrebbero raggiungere accumuli di oltre un metro di neve fresca. In Piemonte, le nevicate saranno meno abbondanti a causa di precipitazioni più deboli.
Dolomiti e Alpi orientali
Nel settore delle Dolomiti, tra il Veneto e il Trentino-Alto Adige, si attendono accumuli di 40-70 cm di neve fresca oltre i 1500 metri, con punte che potrebbero avvicinarsi a un metro a quote di 2000 metri. Anche qui, il fattore temperatura sarà cruciale, con possibili oscillazioni nella quota neve.
Friuli Venezia Giulia: il regno delle abbondanti nevicate
Il Friuli Venezia Giulia sembra destinato a vivere una fase di maltempo particolarmente intensa, con precipitazioni abbondanti che potrebbero superare i 200 mm. A quote oltre i 2000 metri, si ipotizzano accumuli di neve fresca superiori ai 2 metri, specialmente nelle aree montane più esposte ai venti di richiamo mite. Questo dettaglio fa del Friuli una delle regioni alpine più interessate dalle prossime perturbazioni.
Temperature miti e quota neve variabile
Un elemento di grande rilievo riguarda l’andamento delle temperature, che risulteranno più alte della media stagionale in alcune fasi. Questo scenario potrebbe penalizzare le nevicate a quote medio-basse, portando pioggia anziché neve in diverse aree. Tuttavia, il ritorno di aria più fredda, atteso dal pomeriggio di martedì 28 gennaio, dovrebbe favorire un abbassamento della quota neve, garantendo accumuli più consistenti nelle zone montane.
Il meteo dell’ultima settimana di gennaio si prospetta quindi dinamico e ricco di novità, con il ritorno della neve su gran parte del versante meridionale delle Alpi, anche se con alcune limitazioni legate alle temperature. Il monitoraggio delle previsioni nei prossimi giorni sarà essenziale per valutare eventuali modifiche negli accumuli previsti.
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